Stamattina la visita a sorpresa di Papa Francesco alle popolazioni vittime del terremoto del 24 agosto scorso. Ad Amatrice, Francesco ha visitato la scuola e poi si è avvicinato alla zona rossa. Il Papa si è recato anche ad Accumoli, a Pescara, ad Arquata del Tronto e a Norcia. “Vi sono vicino e prego per voi”, andiamo avanti, l’incoraggiamento del Papa tra i terremotati che l’hanno accolto con gioia e gratitudine. Nel tardo pomeriggio il rientro in Vaticano. Il servizio di Adriana Masotti:
E’ arrivato alle 9.10, a bordo di una Golf con i vetri oscurati il Papa ad Amatrice, città simbolo del terremoto che ha colpito il Centro Italia, una visita la sua tenuta il più possibile riservata “per non disturbare”. Accompagnato dal vescovo
di Rieti, mons. Domenico Pompili, è subito entrato nel locale della scuola provvisoria realizzata dalla Protezione civile del Trentino, un container dipinto di rosso, per incontrare alunni e insegnanti. Per il Papa i bambini delle elementari hanno intonato il canto dell’amicizia e a lui hanno regalato i loro ricordi del dramma del sisma, soprattutto disegni. Poi all’esterno, circondato dalla gente, le parole di Papa Francesco:
“Ho pensato bene nei primi giorni di questi tanti dolori che la mia visita, forse, era più un ingombro che un aiuto, che un saluto, e non volevo dare fastidio e per questo ho lasciato passare un pochettino di tempo affinché si sistemassero alcune cose, come la scuola. Ma dal primo momento ho sentito che dovevo venire da voi! Semplicemente per dire che vi sono vicino, che vi sono vicino, niente di più, e che prego, prego per voi! Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi. Che il Signore benedica tutti voi, che la Madonna vi custodisca in questo momento di tristezza e dolore e di prova”.
E dopo la benedizione ancora il Papa ha voluto pregare l’Ave Maria con le persone presenti:
“Andiamo avanti, sempre c’è un futuro. Ci sono tanti cari che ci hanno lasciato, che sono caduti qui, sotto le macerie. Preghiamo la Madonna per loro, lo facciamo tutti insieme. [Ave Maria…] Guardare sempre avanti. Avanti, coraggio, e aiutarsi gli uni gli altri. Si cammina meglio insieme, da soli non si va. Avanti! Grazie”.
Quindi il Papa ha abbracciato e salutato maestre, professori e studenti, il sindaco Sergio Pirozzi, le forze dell’ordine, i vigili del Fuoco, i sacerdoti. “Speranza” la parola rimasta di più nel cuore delle persone. Poi, camminando da solo lungo Corso Umnberto I, l’arrivo nella zona rossa di Amatrice e l’impatto con le macerie in un grande silenzio. Il Papa si è avvicinato il più possibile agli edifici crollati da cui sporgono ancora materassi e oggetti di vita quotidiana, per un momento di preghiera personale. Ad accompagnarlo Luca Cari, responsabile Comunicazione in Emergenza dei Vigili del Fuoco che il Papa ha salutato così: “Prego perché voi non dobbiate lavorare, il vostro è un lavoro doloroso. Vi ringrazio per quello che fate”. Poi il Papa ha chiesto di fare una foto con tutti gli altri vigili presenti perchè, ha sottolineato, “sono quelli che salvano la gente”.
Quindi, con la stessa auto il trasferimento verso le zone terremotate nelle Marche, ma prima il Papa ha voluto recarsi a Rieti per far visita alla Residenza Sanitaria Assistenziale San Raffaele Borbona che accoglie malati cronici e non autosufficienti. Francesco ha salutato uno per uno tutti i 60 ospiti, una trentina dei quali anziani sfollati a causa del terremoto e ha pranzato con loro.
Verso le 13 l’arrivo nella zona rossa di Accumoli dove il Papa è stato accolto dal capo della protezione civile Fabrizio Curcio e dal commissario per la Ricostruzione Vasco Errani e dal sindaco, Stefano Petrucci. Il Papa è andato a salutare gli sfollati che erano ad attenderlo sulla piazza: “Preghi per noi Santo Padre, ne abbiamo bisogno”, gli hanno detto. “Siete voi che dovete pregare per me – ha risposto Francesco – io vi sono vicino. La visita alle vittime del sisma è proseguita a Pescara e poi ad Arquata del Tronto dove bambini e insegnanti hanno accolto Papa Francesco con le autorità e il vescovo di Ascoli Piceno mons. Giovanni D’Ercole. Nella tendopoli molto affollata ha salutato oltre 100 persone: “Buon pomeriggio a tutti voi, ha detto loro, io ho voluto esservi vicino in questo momento e dire a voi che vi porto nel cuore e so, so della vostra sofferenza e delle vostre angosce e so anche dei vostri morti e sono con voi e per questo ho voluto oggi essere qui”, e ha concluso: “adesso preghiamo il Signore perché vi benedica e preghiamo anche per i vostri cari che sono rimasti lì, e sono andati in cielo”.
Il desiderio di dare un segno visibile della sua vicinanza e partecipazione al dolore della gente colpita dal sisma, Papa Francesco l’ha coltivato a lungo annunciandolo già durante l’Angelus del 28 agosto a quattro giorni dal terremoto: “Appena possibile, aveva detto, spero anch’io di venire a trovarvi per portarvi di persona il conforto della fede, l’abbraccio e il sostegno della speranza cristiana”. Domenica scorsa, durante la conferenza stampa nel volo Baku-Roma, Francesco aveva detto che questa visita l’avrebbe fatta “privatamente, da solo, come sacerdote, come vescovo, come Papa. Ma da solo. Così voglio farla. E vorrei essere vicino alla gente”.