«ECCO L’AGNELLO DI DIO, COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO!».

Questa icona ci suggerisce di presentare qualche aspetto del vangelo domenicale. L’icona rappresenta un “Agnello trafitto”, eppure vivo, forte e vincitore. Sulla croce che lo trafigge come una spada, c’è il segno della vittoria, perché Gesù, l’Agnello di Dio trafitto, è risorto.

Gesù vince la morte e la sua radice malefica, che è il peccato, con la sua mitezza e la sua morte, percorrendo la via dell’obbedienza e dell’amore al Padre e al prossimo

Giovanni il Battista, infatti, ce lo presenta come “l’Agnello di Dio”, mite e indifeso, che toglie il peccato del mondo. Già in antico era stato preannunciato un Agnello Salvatore.

Era stato preannunciato nell’Agnello “pasquale”, il cui sangue ha liberato il popolo di Israele dalla schiavitù per conoscere e amare Dio. Era stato preannunciato nell’Agnello “espiatorio” su cui venivano addossati i peccati del popolo e scacciato a morire fuori dalla città perché fossero “espiati” ( annientati)

La parola “Agnello” di Dio significa anche il “servo di Dio”. Un servo buono che ama così tanto Dio e gli uomini da lasciarsi “maltrattare, umiliare senza lamento, condotto al macello, perché la sua gente tornasse ad essere fedele e ad amare a Dio. “E’ stato trafitto – dice il Profeta Isaia – per le nostre colpe. Si compirà per mezzo suo la volontà del Signore”. (cfr Is 53)

Gesù realizza le profezie (la possibilità di salvezza e di vita divina per tutti), non con la forza delle armi, della finanza, del dominio, ma percorrendo la via dell’obbedienza e dell’amore al Padre, la via del non spezzare la canna incrinata ma cercare chi si è perduto.

La risurrezione di Gesù manifesta che Lui è il Signore trionfatore del male, che è il vero Salvatore di tutti. Dice, infatti, San Pietro al popolo dei Giudei: “ Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo». (cfr Atti 5) E San Giovanni Apostolo, nell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia, scrive che  l’agnello mite e indifeso  piega e sconfigge le belve del male: i seguaci della Bestia satanica «combatteranno contro l’Agnello [Cristo], ma l’Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re» (17,14).

La speranza cristiana non delude, perché è fondata su Cristo e sulla sua risurrezione.

Gesù si è fatto piccolo piccolo, come un chicco di grano; è “caduto in terra” e lasciandosi spezzare dalla morte come un seme si lascia spezzare sotto terra ha portato molto frutto. Ha vissuto l’amore fino in fondo ed è germogliata la speranza che non sparisce più, quella che dura fino alla vita eterna.

Gesù, pochi giorni prima di essere crocifisso, ha detto: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Se il chicco di grano rimane chiuso in sé stesso, non succede nulla; se invece si spezza, si apre, allora dà vita a un germoglio, a una spiga, che darà frutto.

Quando scegliamo di porre la nostra speranza in Gesù, a poco a poco scopriamo che il modo di vivere vincente è quello del seme, quello dell’amore umile. Sembrerebbe perdente, e, invece, chi vive al modo di Dio ed è disponibile a “servire”, allora è vincente, salva sé stesso e gli altri; diventa seme di speranza per il mondo.

Conclusione

La via dell’obbedienza e dell’amore al Padre e al prossimo è la via della vita. Non temiamo di diventare “piccoli” con il donare , perché è la via seguita da

I Sacerdoti della Comunità pastorale in Parabiago

 

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