don Luciano
1 L’accoglienza è una qualità di Dio.
Gli Apostoli dispiegano e applicano alle loro Comunità cristiane l’unico e medesimo Vangelo di Cristo. Ci tiene a sottolinearlo S Paolo:” Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù” (2 Cor 4,5) Una applicazione che ne fa è questa: “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio”.( Rm 15,7)
Cristo, il Figlio di Dio, ci ha immeritatamente accolti per primo.
E’ opportuno sottolineare che Cristo ci ha accolti per primo “per la gloria di Dio”, cioè perché l’accoglienza è una qualità di Dio e Cristo la manifesta visibilmente. Cristo ci ha accolti non perché siamo persone buone e meritevoli. Sapeva che lo avremmo maltrattato: non solo pigrizia, indifferenza, ma scherno, sputi, flagelli, condanna alla morte… ( cfr Mc10, 32-34)
2 L’accoglienza cristiana non è una accoglienza “qualsiasi” ma ha le caratteristiche di quella di Cristo.
L’accoglienza “cristiana” S Paolo la riassume così: “accoglietevi gli uni gli altri con gli stessi sentimenti di Cristo” (cfr Rm15,5)
L’accoglienza cristiana ci “punge e coinvolge” interiormente. Mi pare mirabile quello che leggiamo nella lettera biblica agli Ebrei: “Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale.” (cfr 13,3) “ Come se fossimo carcerati e sofferenti…” Non un vedere, ma un coinvolgersi. L’accoglienza ha una moltitudine di riferimenti e di modalità: l’accoglienza tra le famiglie….l’ accoglienza per i “disorientati”, gli “svantaggiati”….
3 L’accoglienza dell’Apostolo in quanto portatore della Parola di Gesù: “Chi accoglie voi accoglie me”
Il Vangelo è Gesù, la sua persona, non una dottrina.
Nei versetti precedenti a questo breve brano il riferimento a Gesù è ampio e personalizzato: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non segue me non è degno di me; chi avrà perduto la vita a causa di me la troverà”.
Dunque il Vangelo è Gesù, la sua persona, non solo una dottrina. Gesù è uno che merita tutto, che merita di essere amato più di ogni altro bene, che può richiedere di abbandonare casa, parenti, fratelli, amici per farci suoi discepoli, che la salvezza della nostra vita (che talora chiamiamo la “realizzazione”, ma evangelicamente è detta “il trovarla”) è strettamente collegata alla comunione con Gesù. Appare qui come il cristianesimo è Gesù; il cristianesimo si gioca sulla relazione personale con Gesù. Il primo e il più alto esempio di accoglienza dei messaggeri di Dio è Maria.
4 L’accoglienza ci fa bene e fa bene.
Se l’accoglienza è autentica, cioè è per amore dell’altro e senza qualche nostro interesse, più o meno nascosto, allora l’accoglienza ci educa alla generosità, all’amore. Mi piace riportare un breve “fioretto” dei Padri del deserto egiziano (IV secolo) “ Un monaco era buono e generoso e aiutava gli ammalati. Un giorno il buon monaco era tanto stanco e anche un po’ irritato perché tutti lo cercavano e qualche volta anche con richieste un po’ immotivate. Si spazientì e lasciò gli ammalati per andare a lamentarsi dal suo Abate. “Tutti vengono da me e non mi lasciano un po’ di pace. Sono stanco e non voglio più andare dagli ammalati. Io devo sempre pensare agli altri e nessuno pensa a me. Io devo sempre aiutare gli altri e nessuno aiuta me. Basta, d’ora in poi penserò a me stesso.” Quando si era un po’ sfogato e calmato l’Abate gli chiese: “quando tu versi l’olio nel palmo della tua mano per lenire le ferite e aiutare gli ammalati chi è che per primo gode i benefici dell’olio?” “La mano”, rispose deciso il Monaco.
E’ proprio così, gli disse l’Abate. “Quando tu benefichi gli altri con l’olio della tua carità, questa innanzitutto benefica te”
Si capisce il valore dell’accoglienza guardando, ad esempio, i propri figli che vanno a scuola: ci vanno volentieri e con profitto quando avvertono di essere accolti dagli insegnanti, dai compagni. Ci vanno con gioia come in una fraternità.