« CHI MANGIA ME VIVRÀ PER ME.» (cfr Gv 6,51-58)

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di don Luciano

1) Gesù ha  una vera compassione  della folla che lo segue Il brano di Vangelo che ascolteremo domenica 25 settembre è la spiegazione del miracolo che Gesù ha compiuto per la folla che lo seguiva: il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
E’ quindi opportuno riferirsi a tale miracolo per capire le parole del Signore Gesù e le reazioni degli ascoltatori.
Gesù, dopo aver ricevuto la notizia della morte di Giovanni Battista, con una barca attraversa il lago di Galilea alla ricerca di «un luogo deserto, in disparte». La gente però comprende le sue intenzioni e lo precede a piedi così che «sceso dalla barca, Egli vide una grande folla,  sentì compassione per loro e guarì i loro malati». Così è Gesù: sempre con un  cuore compassionevole che  pensa agli altri.
2) Gesù vuole coinvolgere i suoi discepoli in questa sua preoccupazione e compassione fattiva.
Sul far della sera, Gesù  incomincia a preoccuparsi per la folla che aveva fame. Tutte quelle persone, stanche e affamate erano cinquemila uomini con donne e bambini. I suoi discepoli erano disorientati dal volere di Gesù e gli dicono: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».  Cercano una via di disimpegno per una difficoltà che sembra travolgerli. Ma Gesù insiste e disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare».  Così, li coinvolge. Gli rispondono: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
Ed egli dice a loro: «Portatemeli qui». E, dopo ordina alla folla di sedersi sull’erba
3) Il Signore vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe della sua compassione.
Il modo di comportarsi e la preghiera di Gesù sono i medesimi della sua Ultima Cena: “ prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene”.  Gesù compie così due miracoli: uno che è quello oggettivo di moltiplicare i pochi pani e pesci per una grande folla; l’altro di dimostrare che con la forza della fede e della preghiera, i pochi pani e pesci possono essere condivisi per una folla. E’ il miracolo della compassione e dell’amore.
4) Vivere l’Eucaristia, la comunione con Cristo ci impegna ad offrire ai più bisognosi il sostegno concreto della sua misericordia e attenzione .
Vivere la comunione con Cristo, quindi, significa ricevere da Lui la forza di impegnarsi ad offrire ai più bisognosi il sostegno concreto della misericordia e dell’attenzione. Nell’Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E’ una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a Sé e coinvolgerci.
Gli dicono: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui» Tutti, non solo alcuni. Tutti. E compie il miracolo.
L’Eucaristia dona, ma chiede la fiducia in Gesù di ricevere e accogliere da Lui un cuore misericordioso che non rimane mai insensibile di fronte a qualsiasi necessità dei fratelli. Dona e chiede un cambiamento di mentalità e di vita. E’ il sacramento che dà di capire effettivamente che l’altro vale come noi stessi e, per l’ amore di Cristo, anche più di noi stessi.
5) L’Eucaristia è sacramento dell’unità (Amoris laetitia cap. 56)
<<L’Eucaristia esige che chi si accosta al Corpo e al Sangue di Cristo non può nello stesso tempo offendere quel medesimo Corpo operando scandalose divisioni e discriminazioni tra le sue membra.
Si tratta infatti di riconoscere il Corpo del Signore, con fede e carità sia nei segni sacramentali sia nella comunità, “altrimenti si mangia e si beve la propria condanna”. Questo testo biblico è un serio avvertimento per le famiglie che si richiudono nella loro propria comodità e si isolano, ma più specificamente per le famiglie che restano indifferenti davanti alle sofferenze delle famiglie povere e più bisognose. La celebrazione eucaristica diventa così un costante appello rivolto a ciascuno perché «esamini se stesso» al fine di aprire le porte della propria famiglia ad una maggior comunione con coloro che sono scartati dalla società e dunque ricevere davvero il Sacramento dell’amore eucaristico che fa di noi un solo corpo. >>
Conclusione
Invochiamo dunque il Signore, perché renda sempre la sua Chiesa capace di questo santo servizio,  perché ognuno di noi possa essere strumento di comunione nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza: un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affinché  la comunione e la pace regnino tra gli uomini e tra  noi uomini e Dio.

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