GESÙ PRENDE A CUORE TUTTO L’ UOMO

L’introduzione del brano di vangelo: “ in quel tempo Gesù prese a parlare alle folle”, meglio si potrebbe esprimere: “in quel contrattempo”, perchè Gesù vede i suoi discepoli che arrivano molto stanchi dalla missione, e dice: “Andiamo via, andiamo in luogo deserto”, ed è appunto andando a cercare la solitudine che Gesù trova tutta quella gente, che di per sè non era prevista. Ma Gesù si prende a cuore tutto l’uomo, lo accoglie con tanta pazienza anche quando gli viene incontro “fuori programma”. Si prende cura di tutta la gente: a livello della parola (parla alle folle del regno di Dio); a livello della salute (guarisce quanti hanno bisogno di cure); a livello di cibo (dare da mangiare agli affamati); e infine a livello del sacramento (provvede il cibo alla folla sterminata di coloro che avrebbero creduto in lui).

1 IL MODO CON CUI GESU’ PROVVEDE ALLE FOLLE

L’evangelista nota il “modo” con cui Gesù provvede il pane per le folle. Scrive: “egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla”. E’ il modo con cui Gesù nell’ultima sua cena pasquale dona se stesso come sorgente di amore e di vita.

2 IL GRANDE RILIEVO CHE GESÙ DÀ AI SUOI  APOSTOLI.

E’ Gesù che prende l’iniziativa ma vuol educare i suoi discepoli a prendersi cura delle folle e li provoca alla responsabilità. La parola di Gesù “Dategli voi stessi da mangiare” che è certo inattesa. Alla loro riluttanza (“Ma come facciamo?”), Gesù insiste e fa organizzare la folla: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta”. Anche al momento centrale del miracolo vuole la mediazione degli apostoli perchè distribuiscano il cibo alla folla. Sono essi ad agire in questa situazione così complessa e misteriosa. E dietro gli apostoli noi intravediamo la chiesa, la comunità.

3 AVER CURA DELLE PARTI AVANZATE.

«Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste»  Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è il fatto delle dodici ceste: perché dodici? Dodici è il numero delle tribù d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario. Ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri.

QUALCHE SPUNTO DI RIFLESSIONE PER NOI

La necessità della comunione con Gesù perché almeno un po’ del suo amore sia in noi.

Se noi presumiamo “autosufficienza” o “indipendenza” da Gesù verremo schiacciati dal peso delle difficoltà della vita. Per amare di Gesù non siamo soli nelle nostre giornate faticose. La sua presenza c’è ed è quella di Colui che dice a ciascuno di noi: Io porto con te il peso delle tue fatiche, amarezze. Anche se hai poco, impegnati, vieni a me e ti darò il nutrimento e sostegno efficace. Se ci lasceremo guidare dal Signore Gesù, egli ci donerà coraggio, intraprendenza e ci porterà salvezza. La condivisione dell’amore di Gesù è l’unica vera forza della Chiesa per avere cura e dare la vita per i fratelli. Con la forza e l’amore che viene dall’Eucaristia, potrà avverarsi ancora che “tutti mangiarono e si saziarono”

La prima comunità cristiana ha preso sul serio la chiamata dei discepoli di Gesù alla corresponsabilità perché ciascuno avesse il necessario

 

Infatti l’evangelista Luca scrive: “ La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva …….Nessuno tra loro era bisognoso….gli apostoli distribuivano a ciascuno secondo il bisogno”. (At 4,32-35) Noi siamo svelti a dire che quello che è avvenuto allora, oggi non è più possibile. Oggi la situazione sociale, politica, finanziaria è molto cambiata. Ma se ci lasciassimo plasmare il cuore dalla comunione con Gesù, saremmo più accoglienti e meno “egoisti chiusi”.

La necessità prima di oggi è la solidarietà. Quante volte ne ha parlato il Papa!!

Riportiamo qui per tutte una sola sua citazione. “Solidarietà è una parola che non sempre piace….Solidarietà è molto più di alcuni atti di generosità sporadici. È pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, la terra e la casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. È far fronte agli effetti distruttori dell’Impero del denaro: i dislocamenti forzati, le emigrazioni dolorose, la tratta di persone, la violenza… La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia” (Papa Francesco ai movimenti popolari 2014)

I Sacerdoti della Comunità pastorale in Parabiago

 

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