a) Lo Spirito Santo per la remissione dei peccati è “il dono” della Pasqua di Gesù.
Lo dona il giorno stesso della sua risurrezione e mediante un “segno” che indica una “nuova creazione: il soffio. “ Gesù soffiò sui suoi Apostoli e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» Il mistero del perdono è la grande opera di misericordia di Dio. E’ quindi un sacramento e non una questione “ecclesiastica o clericale”.
b) E’ lo Spirito Santo che fonda e anima la remissione dei peccati.
Perciò la “remissione” dei peccati è una “liberazione” piena dal peccato. Coinvolge certamente la nostra volontà in un cammino, anche lungo, ma per la forza dello Spirito Santo ci viene data la possibilità reale di giungere alla “liberazione” dal peccato. Perciò la “remissione dei peccati” non deve essere intesa solo sulla linea della remissione della pena.
c) Lo Spirito Santo ci dona di “convincerci” interiormente e profondamente della gravità del peccato ( cfr Gv 16,8)
Lo Spirito Santo ci porta ad una intima e vera conoscenza dei nostri peccati e alla loro “detestazione”, cioè a provare una istintiva ripugnanza per il male e ad una inclinazione per il bene della salvezza in Cristo. San Paolo esprime così questo dono della remissione dei peccati: “ … fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene” (Rm 12,9)
Il Papa Francesco all’omelia della Messa del 21 marzo scorso ha indicato un dono dello Spirito Santo che è anche indice della “convinzione” interiore e profonda della gravità del peccato e la conseguente forza di fuggire il male con orrore, e di attaccarsi al bene. Ha immaginato un dialogo con i fedeli, dicendo: «Se io domando: “Ma tutti voi siete peccatori?” — “Sì, padre, tutti” — “E per avere il perdono dei peccati?” — “Ci confessiamo” — “E come vai a confessarti?” — “Ma, io vado, dico i miei peccati, il prete mi perdona, mi dà tre Avemaria da pregare e poi torno in pace”». In questo caso, ha ammonito il Pontefice, «tu non hai capito. Tu soltanto sei andato al confessionale a fare un’operazione bancaria, a fare una pratica di ufficio. Tu non sei andato vergognato di quello che hai fatto. Hai visto alcune macchie nella tua coscienza e hai sbagliato perché hai creduto che il confessionale fosse una tintoria» in grado soltanto di togliere «le macchie». Sei stato incapace di vergognarti dei tuoi peccati. Sì, sei perdonato, perché Dio è grande, ma tu non sei stato cosciente di quello che ha fatto Dio, della meraviglia che ha fatto nel tuo cuore ».
“..il Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (cfr Gal 2,21)
Mai dimenticare quanto scrive San Paolo – e quale Santo è!- “..il Figlio di Dio mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (cfr Gal 2,21) Cristo è morto a mio favore ! Questa è la verità e la nostra fede. La persuasione della gravità del mio peccato e della grandezza del perdono di Dio, mi aiuta a liberarmi dalla falsa e paralizzante illusione di essere meno peccatore degli altri. Il perdono che ricevo mi impegna a offrire perdono.
Si riesce a perdonare “di cuore” il prossimo, quando io sento il mio peccato e me ne vergogno; ho vergogna e chiedo il perdono a Dio e mi sento perdonato dal Padre. E così posso perdonare. Il perdono al prossimo deve essere « totale», perché infinitamente di più e in modo totalmente immeritato ricevo con il perdono di Dio.
Conclusione Da qui la consegna conclusiva del Papa: «Chiediamo oggi al Signore la grazia di capire che il Signore mi ha perdonato tanto, chi sono io per non perdonare?».
I Sacerdoti della Comunità pastorale in Parabiago