La parabola del padre buono ( Lc 15,11- 32) descrive l’insuperabile bontà di Dio verso ciascuno di noi, peccatori. E questo scopo originario della parabola non deve essere mai dimenticato.
Tuttavia, descrive anche il cammino delle virtù che i genitori devono conquistare nei loro rapporti con i figli, specialmente con quelli che si dimostrano “difficili”. Infatti, non è immediato giungere a perdonare, abbracciare e riabilitare un figlio che ha fatto del male e ha fatto molto soffrire.
Nella parabola possiamo individuare alcune tappe di virtù del cammino del padre:
1) II padre è stato chiamato a non serbare rancore; se avesse continuamente a macerarsi nell’amarezza, non avrebbe potuto fare un gesto tanto forte e significativo.
2) Ha dovuto giungere a credere nella possibilità di un cambio di vita; in caso contrario sarebbe andato incontro al figlio con scetticismo (forse già domani partirà di nuovo…).
3) Ha accumulato nobiltà d’animo, si è immerso nell’amore di Dio al punto di essere sicuro di poter perdonare e rigenerare il figlio; quindi si considerava profondamente coinvolto nella vicenda del figlio, non soltanto spettatore.
4) Ancora, il padre è diventato capace di sopportare il malumore del fratello maggiore.
Atteggiamenti dei genitori per reggersi e per reggere rapporti costruttivi con i figli discoli.
* Superare man mano rancori o stizze per chi si comporta male. E’ qui dove i genitori sono chiamati a progredire nella virtù.
* Essere certi della possibilità del cambio di vita. Così si trova l’impegno e la costanza dell’aiuto.
* Devono essere sicuri del potere di perdonare e far sentire a chi ha sbagliato che lo perdonano.
* Per tanto grande impresa i genitori devono aver gustato loro stessi la forza della benevolenza di Dio e della riconciliazione, la gioia di essere stati perdonati e di essersi perdonati a vicenda
DIO, il primo solido fandamento su cui poggiare l’opera educativa
E’ giusto che noi impariamo le virtù dei genitori da una parabola ambientata in una famiglia. Ma la parabola descrive innanzitutto l’atteggiamento di Dio verso di noi. E’ Lui, sempre, il primo Protagonista, specialmente nei casi più difficili. Nel vangelo si descrive che molta gente, folle persino, andavano a Gesù. E Gesù stesso ne dà la spiegazione e dice: «Nessuno può venire da me se non lo attira il Padre». Era il Padre che attirava e voleva che la gente andasse a Gesù..
Perciò per tutti Genitori e, in particolare per quelli che sono in situazioni difficili, il primo Alleato per il risanamento di una situazione negativa è proprio Dio. Dobbiamo chiedere a Dio di mantenere limpido ed equilibrato il nostro sguardo per vedere le tracce dell’opera dello Spirito Santo.
Dio và sempre indicato e proposto anche ai figli più o meno disorientati.
Dio è per tutti. E’ accessibile a tutti, perché è Lui che cerca noi e qualsiasi pecora più disorientata.
Noi piacciamo a Dio non perchè bravi, ma perchè lui si compiace di noi, ci perdona, ci comprende e continuamente ci riaccoglie malgrado i nostri errori.
Far intuire che Dio ama tutti, cerca tutti; che il suo perdono è un perdono creativo, redentivo, è un essere immerso nel mare della misericordia divina, allora si aprono strade di speranza.
Quando un figlio capisce che i Genitori sono sempre pronti ad aiutarlo e patiscono per la sua situazione, cercando di capirla per salvarla, allora incomincia a piovere anche sul terreno arido perché fiorisca.