Il brano di vangelo racconta di un funzionario del re che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si reca da lui a Cana e gli chiede di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.”
Poniamo brevemente l’attenzione sui sentimenti interiori di questo funzionario del re. Si tratta di una «persona importante per quel tempo, che però «davanti alla malattia del figlio» non ha vergogna di andare direttamente a cercare Gesù. Non teme le probabili derisioni a corte ove Gesù era ritenuto un uomo dappoco, né di rivolgersi pubblicamente a Lui chiamandolo: “Signore”: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino per tornare a casa.
I servi del funzionario sapevano la grande angoscia del padre e gli andarono incontro per avvertirlo dell’avvenuta guarigione: «Tuo figlio vive!».
Egli volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio per rassicurarsi che il figlio sia stato guarito proprio da Gesù. Il padre riconosce che proprio nell’ora indicatagli dai suoi servi, Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»
Dio fonte di ogni paternità (cfr Ef 3,15)
Il funzionario del re, che è prima di tutto, “padre”, e ancor più Gesù verso questo padre e il suo figlio morente, ci «fanno pensare alla prima affermazione che diciamo di Dio nel Credo: “Credo in Dio padre”. Fanno pensare alla paternità di Dio per noi». Dio è un padre che non è impassibile di fronte alla morte dei suoi figli. Anzi, ne patisce e ne piange.
In una sua catechesi, Papa Francesco immagina una obiezione al coinvolgimento profondo di Dio nel dolore umano. “ Qualcuno – ha detto – potrebbe osservare: «Ma padre, Dio non piange!». Obiezione alla quale il Papa ha risposto: «Ma come no! Ricordiamo Gesù quando ha pianto guardando Gerusalemme: “Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli!”, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali». Dunque «Dio piange; Gesù ha pianto per noi». E in quel pianto c’è la rappresentazione del pianto di ogni padre e di ogni madre, «che vogliono essere vicini ai figli nei momenti difficili.
La paternità/maternità è un cammino bello e impegnativo che Dio desidera sostenere in ogni famiglia.
Dio crea in ogni padre/madre come il segno profondo di un timbro; meglio, infonde un indelebile profumo unico per cui ogni padre/madre non può capire se stesso senza il figlio.
I Genitori hanno bisogno del figlio: lo aspettano, lo cercano, la amano, lo perdonano, lo proteggono standogli vicino come una gallina vuole vicino i suoi pulcini». Il cuore di un padre/madre non rinnega mai suo figlio, anche se «è un brigante e piange per lui e spera sempre il bene per lui”.
Il popolo della vita
Oggi la Chiesa italiana vuol evidenziare il valore della vita e chiede a Dio che i cristiani abbiano la sapienza e il coraggio di costruire con Lui, la propria famiglia . siano un popolo che sa prendersi cura dei più deboli, bambini e nonni Un popolo così ha la forza e la memoria per andare avanti, il coraggio di giocarci con Lui la storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto amico dove trovare conforto.”.
I Sacerdoti della Comunità pastorale in Parabiago