1 Gesù’ onora Dio e la sua parola
Gesù stesso ha dichiarato il suo amore per la Parola di Dio data per mezzo dei Profeti e in particolare per i dieci comandamenti: “ Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.” (cfr Mt 5,17-19) Gesù non abolisce i dieci comandamenti, ma mette in evidenza la loro pienezza. Dice: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.” (Mt 5,21-22)Così pure vuol onorare il sabato liberandolo dalle incrostazioni che gli uomini vi hanno malamente appiccicato
2 Ama i farisei, anche se gli si oppongono con malanimo e malafede. Chissà quanto profonda era la sua sofferenza nel constatare la loro durezza di cuore!
Gesù vuol dialogare con i farisei. Chiede loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? »
Se la salvezza di una pecora non viola il sabato, ancor meno è violato per la salvezza di un uomo!
E afferma: « Un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene».
E non lasciò passare quel giorno di festa senza che diventasse anche per quel paralizzato alla mano un segno concreto della benevolenza di Dio. “E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra.” Ma, “ i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.”
Possiamo intuire la sofferenza di Gesù attraverso quella che S Paolo apostolo ha vissuto nello sperimentare il rifiuto del vangelo da parte di suoi fratelli ebrei. Così ha scritto su questo argomento ai cristiani di Roma: “ Dico la verità in Cristo, …. ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso “anatema”, ( cioè un condannato, separato) da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.”
Eppure, Cristo era tutto per lui. Lo scrive ai cristiani di Filippi affermando “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” ( Fil 1,21) Il dolore di Cristo per l’ostinatezza dei farisei era infinitamente di più.
3 Gesù manifesta la vera identità di Dio, il suo vero volto.
Nel contrasto tra Gesù e i farisei si confrontano due diverse concezioni di Dio.
Gesù manifesta che Dio è un Dio che sana, perdona, riconcilia, ama.
I farisei, invece, per l’astiosità che hanno in cuore giungono all’aberrazione di pensare di onorare Dio e di difendere la sacralità del sabato tenendo consiglio “di sabato” “contro Gesù per farlo morire”
Costoro antepongono i loro pensieri a Dio. Anche noi ci illudiamo di pensare Dio che benedice le nostre decisioni e ci aiuta a realizzarle, anche se diverse dalla sua volontà. E’ la pretesa del primato dell’uomo nei confronti di Dio.
Gesù “ impose ai molti che lo seguirono di non divulgare il miracolo da Lui compiuto”
Voleva che apparisse che Dio non cerca se stesso, il suo trionfo, ma è il Dio per noi, per il nostro bene.
Il Dio vero è buono, mite. Non ha altro pensiero che il nostro vero bene. Per questo il brano di vangelo si conclude con una citazione del Profeta Isaia, che presenta Dio Salvatore, come “servo”, un servo buono, umile, mite che “non contenderà, né griderà”, non “spezzerà la canna infranta e non spegnerà il lucignolo fumigante”. Infatti, Gesù, il Figlio unico e amatissimo di Dio Padre giunge all’abbassamento per amore a lavare i piedi, a morire per salvare gli altri. Per questo solleva con cura e con misericordia chi giace a terra, sana con prontezza le ferite di chi è colpito, rianima chi è lasciato nell’abbandono, si china su tutti perché si realizzi la giustizia di Dio.
I Sacerdoti della Comunità pastorale in Parabiago